lunedì 11 luglio 2016

Il Portogallo è la regina d'Europa

Il destino, a volte, sa davvero essere un ottimo regista. Neancheil miglior Spielberg, infatti, avrebbe potuto scrivere una trama simile intrecciandovici dentro vecchie maledizioni sfatate, rivalità attuali, vendette gustate rigorosamente a freddo; senza dimenticare, l'incredibile colpo di scena. Insomma, una giravolta di sorprese, ricorsi storici, prime volte e.. un interrogativo gigantesco a cui non c'è, probabilmente non ci sarà, mai una definitiva risposta. Partiamo dal quesito: chi è il migliore tra Messi e Cristiano Ronaldo, ossia i due totem del calcio contemporaneo? Ventiquattro ore fa brancolavamo nel buio come oggi, ma perlomeno avevamo una certezza: se Ronaldo vincerà l'Europeo, sarà certamente lui (il Messi tre volte finalista e mai vincente con la maglia Argentina è un peso di cui probabilmente non si libererà mai). Tuttavia, nonostante la vittoria del Portogallo, il dubbio resta. Perché, di fatto, Ronaldo questa finale non l'ha giocata, pur rivelandosi un utilissimo motivatore a bordo campo. I detrattori diranno che il Portogallo "ha vinto proprio grazie alla sua assenza", mentre i sostenitori riproporanno sempre questa immagine dal momento che, alla fin fine, quello che conta è alzare la coppa al cielo. Ma la vittoria del Portogallo va al di là delle faccende odierne; trattasi infatti di un evento davvero storico, e unico, nella storia del calcio. Una nazionale che ha sempre fatto da riferimento nel panorama calcistico mondiale che finalmente sfata una tradizione maledetta nei grandi eventi. A livello di club Benfica prima e Porto poi hanno scritto più volte il loro nome nella storia, ma in nazionale non era mai accaduto. Neanche il Portogallo di Eusebio riuscì nell'impresa, fermandosi al terzo posto nel mondiale inglese del 1966. E fino ad una decina d'anni fa il Portogallo non riusciva neanche più ad avvicinarsi ad una semifinale. Poi, è arrivata la generazione d'oro, quella dei Figo, dei Rui Costa, dei Vitor Bahia, dei Deco e dei Pauleta. Grandissimi giocatori che in Spagna, in Italia ed in Francia hanno fatto la fortuna dei rispettivi club e portato a questa nazionale una mentalità finalmente vincente. Tuttavia, la loro occasione l'hanno persa. Quell'Europeo del 2004, per il Portogallo, è stato davvero una tragedia nazionale. L'organizzazione di un europeo in casa, una squadra probabilmente irripetibile e l'avversaria in finale che tutti vorrebbero. E invece niente, arriva una sconfitta per 1 a 0 che getta tutti nello sconforto, in un match che sintetizza perfettamente la storia di questa piccola, appassionata ma sfortunatissima nazione. Tutto questo, fino ad oggi. A dodici anni di distanza, e con un Cristiano Ronaldo divenuto una delle icone mondiali del calcio, il Portogallo riesce nell'impresa di far dimenticare quella partita. La qualità media di questa squadra è infinitamente più bassa di quella di dodici anni fa, ma con un giocatore capace di cambiare sempre volto alla partita (vedasi semifinale col Galles) ed un livello generale molto livellato verso il basso senza grandissimi campioni in attacco in grado di fare realmente la differenza, questo Portogallo ordinato, insospettabilmente solido e soprattutto organizzato e ben messo in campo è riuscito a fare la differenza. E la maledizione, ecco un'altro capolavoro del destino, viene sfatato proprio nel modo in cui l'avevano subìta dodici anni fa: battendo in finale la nazione ospitante. Come in una tremenda staffetta, il Portogallo si prende l'Europeo e passa di mano alla Francia tutta la delusione, l'amarezza e la desolazione che arriva da una sconitta del genere. I francesi volevano vincere anche per riscattare questi ultimi dodici mesi infernali e ritrovare lo spirito e l'orgoglio della marsigliese; probabilmente, se lo meritavano pure per quello che abbiamo visto (nonostante il calendario incredibilmente facile fino alla semifinale). Ma il calcio è così, spesso tremendamente crudele. Per la Francia è la seconda finale consecutiva persa ai rigori (l'ultima, giocata proprio dieci anni fa, la ricordate); per il giocatore più rappresentativo di questo Europeo (no, non è Pogba) è la seconda finale in un mese persa ai rigori contro la squadra di Cristiano Ronaldo (ennesima storia nella storia di questa finale). Se infatti sono felicissimo per il Portogallo, devo ammettere che mi dispiace immensamente per Griezmann, un grandissimo campione che meriterebbe di vincere davvero qualcosa di importante. Finisce qui questo non bellissimo (ma emozionante si) europeo; un Europeo la cui formula a 24 squadre sarebbe da bocciare di corsa e in cui l'organizzazione di squadra ha prevalso nettamente sul talento. Un Europeo in cui Spagna e Germania hanno dimostrato di non essere imbattibili e in cui noi, nonostante tutto, nonostante la poca esperienza della quasi totalità dei nostri giocatori, possiamo davvero giocarcela con tutti. Perlomeno finché la linea BBC terrà. Complimenti Portogallo, ma ora chiudiamo questa pagina: del resto, il fantacalcio ricomincia oggi!

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