giovedì 17 luglio 2014

Francesco Z e Gianmarco C, benvenuti tra i marziani!

Il mondiale è appena finito, ma sembra già passato tanto tempo. A farci tornare bruscamente in Italia, con l'attenzione alle spesso poco confortanti vicende pallonare italiane, è il clamoroso (ma mica tanto a pensarci bene visto che in estate aveva sempre borbottato) addio di Conte alla Juventus. Ma a fare più clamore, addirittura, è l'avvicendamento con Massimiliano Allegri, che arriva ai bianconeri tra lo scetticismo più totale e il sospetto che per la Juventus ci sia il rischio di perdere anche qualche stella. Ma al mercato stiamo iniziando solamente ora a preoccuparci. Quel che conta è che questa notizia ci riporta finalmente a pensare un pò al nostro gioco preferito, il fantacalcio! Senza troppe preoccupazioni, e con le strategie tutte ancora da programmare che per ora sono ridotte a semplici sogni di gloria (sempre legittimi a luglio, per tutti!), ci accingiamo così a tornare a parlare di fantacalcio; senza fretta. Ormai il nostro blog segue come ogni anno la tradizionale cadenza organizzativa costruita negli anni. Da tante stagioni, ormai, la programmazione avviene sempre allo stesso modo e partendo ovviamente dalla conferma, da parte degli aventi diritto, della propria partecipazione. Questa fase, in Serie A, è durata appena cinque minuti. Tanti sono bastati prima che tutti ed otto i possessori del diritto a giocare la Serie A in questa stagione (i sei superstiti dello scorso anno ed i due neopromossi) confermassero la loro presenza. Ed allora eccolo qui il tradizionale post di apertura della stagione; post che come sempre dà il benvenuto ai nuovi arrivati. Quest'anno è poi un benvenuto davvero motivato, dal momento che entrambe le new entry debuttano per la prima nella massima competizione fantacalcistica nostrana. Ci riferiamo ovviamente a Francesco Zangrilli e Gianmarco Carlini. Entrambi reduci da una stagione a dir poco esaltante in Serie B, queste due neopromosse non arrivano qui, però, malvisti dagli altri; anzi! Sia Francesco Z che Gianmarco C, infatti, sono conosciuti, temuti e rispettati da tutti i grandi della Serie A; sia per la loro ormai lunga militanza in lega (Francesco Z è reduce da 5 anni di B, Gianmarco C addirittura debutta nel 2008 al primo anno della Serie B), sia per i risultati raggiunti (Francesco Z è campione in carica della Coppa Italia, Gianmarco C è il primo ad avere in bacheca sia la vittoria del campionato di B che quello di C, risultanto così il primo ad aver completato la scalata partendo dalla terza serie!). Insomma, un mix di esperienza, capacità, entusiasmo e ambizione, in aggiunta ovviamente all'umiltà ed al rispetto che deve caratterizzare l'arrivo in un campionato come questo, che deve davvero far riflettere i sei padroni di casa. Quello che si preannuncia, allora, sarà un grandissimo campionato di altissimo livello, con i tre senatori sempre presenti in A (Luca, Massimiliano ed Emiliano) alle prese con i ragazzi terribili della seconda generazione (Mario, Stefano, Simone, ma ora anche Francesco Z e Gianmarco C) che vogliono al più presto spodestarli. Con Alessandro ci sono riusciti e con la vittoria di Mario nel 2013 è stato anche infranto il taboo dello scudetto; riusciranno a spingersi ancora oltre? Staremo a vedere. Nel frattempo, prima di tornare sotto l'ombrellone, magari iniziando a mandare qualche messaggio per organizzarsi con la riunione di lega, diamo il più caloroso benvenuto a Francesco Z e Gianmarco C! Per loro questo è un sogno che si realizza! Buon divertimento e ovviamente...in bocca al lupo!

lunedì 14 luglio 2014

E alla fine, vince la Germania del quarto reich

La frase di Lineker "Il calcio è un gioco molto semplice, dove 22 uomini corrono dietro ad una palla ed alla fine vince la Germania" è una frase storica, pronunciata dall'attaccante inglese dopo la sconfitta ai rigori nella semifinale di Italia '90 contro la Germania (che poi andò a vincere in finale proprio contro l'Argentina, e sempre per 1 a 0). Una frase che in questi giorni riascolteremo parecchie volte. Il calcio, specie la storia dei mondiali, è ricca di numeri, storie che si ripetono e taboo sfatati. E questa edizione non fa eccezione. Tra le più curiose coincidenze, il solito numero 24 che si ripete; è la regola del quarto titolo (chiunque finora ha vinto il quarto titolo, ha sempre aspettato 24 anni: il Brasile dal 1970 al 1994, l'Italia dal 1982 al 2006 ed ora la Germania dal 1990 al 2014), che per l'Italia è addirittura rafforzata (ogni 12 anni andiamo in finale, vincendola ogni 24 anni...Messico 1970, Spagna 1982, Usa 1994, Germania 2006 e magari Russia 2018). Tra i taboo sfatati, da menzionare vi è certamente la prima vittoria europea in terra americana. Siamo ormai al terzo titolo consecutivo di una Europea, il quarto nelle ultime cinque edizioni: è evidente che il calcio europeo sembri ormai aver definitivamente fatto un passo avanti rispetto a quello sudamericano, i cui campioni il più delle volte fanno la fortuna dei club nostrani senza però riportare in patria l'esperienza acquisita. Ed anzi, forse riportano in patria anche troppo, visto che ci sembra di osservare che le sudamericane, a forza di esportare i propri giocatori nel vecchio continente, tendino a giocare sempre più alla europea, peraltro male non avendo nel sangue le difese arcigne ed i centrocampisti più attenti alle caviglie che alla palla tipici dell'Europa. Un calcio che non gli si addice e che indubbiamente le snatura.

E così lasciamo i numeri per approfondire meglio il "caso" tedesco. Una generazione d'oro che ormai non è più soltanto una generazione ma almeno due generazioni che si sono perfettamente integrate e succedute dal 2004 ad oggi, grazie alla sapienza di Loew e di una programmazione dell'intero movimento calcistico tedesco (a proposito di fallimento di sistema a cui accennavo al precedente post riguardo un'altra federazione europea). Si è partiti anche lì dalle macerie, ossia da un europeo fallito nel 2004 in Portogallo. Quella era una squadra bollita, rimasta mentalmente a Tokyo dove perse, meritatamente, i mondiali del 2002 contro il Brasile pentacampeon. Nel 2004, l'anno del triofo greco per intenderci, la Germania dei Kahn, Friederich, Worns, Heinz, Ziege, Nowotny e Schneider dava il suo triste addio con una eliminazione per loro vergognosa. Noi siamo abituati a fare figuracce con la Sud Corea, la Slovacchia, la Nuova Zelanda o il Costa Rica, ma loro no! Loro contro le piccole danno il meglio e questo le porta sempre a passare la fase a gironi ed arrivare perlomeno, come minimo (come accade da nove edizioni consecutive!) almeno ai quarti. In quell'europeo la Germania usci nella fase a gironi e per loro questa è una macchia indelebile. Forse il punto più basso della loro storia sportiva calcistica. Non ne poteva che nascere una rivoluzione. Via Rudi Voeller, dentro un'altra ex bandiera, Jurgen Klinsmann. Ma non è solamente un cambio tecnico, è l'inizio di una nuova Germania, per come la intendiamo. La Germania si apre al mondo, abbandona il suo spirito di squadra quadrata, rocciosa e prevedibile qual'era per diventare più multietnica, più fantasiosa, più imprevedibile. I gol arrivano dalla vicina Polonia di Klose e Podolski ma anche dal Brasile di Gomez; dalla Turchia arrivao i piedi buoni di Ozil, dalla Tunisia quelli di Khedira, dal Ghana i polmoni e il fisico di Boateng. Insomma, una Germania multietnica che gioca un calcio spesso spettacolare innestato però su una solida base come è la tradizionale organizzazione tedesca. Ma il cambiamento non è stato affatto semplice, e neanche è durato poco! Ci sono infatti voluti ben 10 anni. 10 anni di transizione, con Ballack (l'ultimo dei fantasisti, meglio trequartisti, tedeschi) a fare da apripista. Gli anni passarono e Ballack si era nel frattempo ritirato; ma il progetto di Loew è andato avanti, crescendo una nuova generazione di giovani fenomeni del ventunesimo secolo che hanno abbracciato una nuova filosofia di gioco. Schwansteiger, Lahm e Neuer sono ormai i senatori, e sotto di loro ci sono una miriade di giovani (ne cito due: uno Gotze, l'altro Reus, il grande assente di questi mondiali) pronti a prendersi il mondo. Ma dietro a questo miracolo non c'è solamente Loew (che ha preso il comando della nazionale dopo la cocente delusione di Klinsmann ai mondiali casalinghi del 2006); c'è una federazione lungimirante che fa capire alle società che è importante puntare sui giovani tedeschi, che è importante investire in infrastrutture (fate gli stadi!! sembra incredibile, ma parte tutto da lì!!) e, soprattutto, che è fondamentale avere coraggio. Come spesso accade, la vittoria di una squadra è la vittoria di un gruppo e di un collettivo, non di un singolo campione; come sempre, una vittoria di una squadra è la vittoria di un sistema alle spalle che funziona. L'Italia avrà la forza di capirlo? La base per questa rivoluzione (partirei da Sirigu, Verratti e Immobile) ci sono.

Vorrei tanto parlare ancora di come mi è dispiaciuto per la mancata vittoria dell'Olanda (non ha mai vinto un mondiale con tre finali perse!); ci sarebbe da scrivere un libro sugli ultimi 180 minuti di mondiale del Brasile; vorrei tanto dilungarmi sulla questione che va di moda da circa 5 anni su chi sia più forte tra Maradona e Messi, ma sarà per un'altra volta. Per ora mi limiti a fare i complimenti alla Germania! Mondiale meritatissimo davvero il loro; però resta il fatto che a festeggiare a noi italiani non ci batte nessuno.